Perché Atlante non smette di portare il mondo sulle spalle - di Carlo Picca
Esiodo narra che Atlante fu costretto a tenere sulle spalle l'intero globo terrestre per volere di Zeus, il quale decise di punirlo perché durante la Titanomachia si era alleato con Crono quando guidò i titani contro un sistema che anche egli non riteneva giusto.
Mi sono domandato in che maniera vivrebbe oggi questo gigantesco mito greco. Ovviamente come da allora ha sempre fatto: punito per aver cercato il cambiamento e costretto a reggere tutta la volta celeste.
Lui grande appassionato di astri, considerato il primo ad aver studiato la scienza dell'astronomia, animato da nobili scopi, è ancora lì, incatenato assieme alla sua intelligenza, per garantire la vita anche a quei mediocri che lo hanno condannato e che nella stanza dei bottoni tutt'oggi non superano livelli medi di qualità, tutt'altro.
Questo amico dell'umanità e del progresso resta ancora attaccato a questo masso, e mentre regge in toto il peso del pianeta, guarda ancora adesso un sistema piramidale, nel quale il merito è messo da parte e quasi denigrato da un potere avvolto da una forma mentis generale che accetta questo stato di cose come normale.
Ma se da una parte continua a subire la punizione, dall'altra non smette di continuare a immaginare una profonda rivoluzione culturale e morale, di cui davvero ne sente il bisogno, altrimenti perché continuare a sforzarsi a tenere la sfera e non lasciarla andare?
Probabilmente perché dal privilegio di osservare tutto nella quiete dello spazio e al cospetto degli astri, ha ancora fiducia negli uomini e sogna ancora una terra fertile di meriti e diritti.
Provando a resistere con sforzi immensi, a donarsi e ad elargire a tutti la sopravvivenza, nell'auspicio di un risveglio collettivo, che se ognuno di noi vivesse al meglio e degnamente il quotidiano, egli potrebbe anche smettere di sostenere questo fardello finalmente.
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