Perché Sisifo accetta la sua fatica col sorriso - di Carlo Picca
Racconta il mito che Sisifo, figlio di Eolo, re dei venti, avendo osato più volte sfidare e provocare gli dei, da Zeus venne condannato per l'eternità a sospingere un grosso macigno fino alla sommità di un monte. Infatti, ogni volta che Sisifo raggiungeva la cima, il masso rotolava nuovamente alla sua base, e per sempre, Sisifo avrebbe dovuto ricominciare da capo la sua scalata senza mai portarla a compimento.
Nel tempo ci sono state tante letture di questo mito, ma quella più interessante a mio avviso, è quella dello scrittore e filosofo francese Albert Camus (1913 – 1960) espressa nello scritto Il mito di Sisifo. Saggio sull'assurdo del 1942. A Sisifo, in questa interpretazione, non resta che accettare la sua sorte e sopportare questa fatica “assurda” con la massima presenza di sé.
Durante il sentiero che ripete all'infinito, nel trasportare la pietra massiccia fino alla vetta per vederla poi riscivolare giù, egli non decide di arrendersi, ma impara a ripetere sempre meglio la sua fatica fino a sorriderne. Albert Camus nella sua splendida interpretazione del mito immagina infatti Sisifo felice perché, con la sua condanna, prende coscienza dei propri limiti e affronta al meglio il suo destino.
Non rinuncia alla vita ma decide di impegnarsi al massimo, pur consapevole di non ottenere risultati, se non nell'esprimersi al meglio nel mezzo della fatica, imparando a sorriderne ed insegnando a tutti noi, che ciò che appare assurdo non ha risposta se non in qualcosa di ancora più assurdo. Sisifo sublima l'assurdo con l'assurdo. Se è irrazionale la sua continua fatica, il suo sforzo, diventa irrazionale anche sorriderne, prenderla come viene, al meglio.
Per Camus Sisifo è quindi felice perché nella sua condanna diviene consapevole dei propri limiti e quindi assume su di sé il proprio destino. Sisifo come l'eroe che va al di là del risultato e vive al meglio la circostanza, l'intensità della vita.
"Ogni granello di quella pietra, ogni bagliore minerale di quella montagna, ammantata di notte, formano, da soli, un mondo. Anche la lotta verso la cima basta a riempire il cuore di un uomo. Bisogna immaginare Sisifo felice ..."
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