Leonardo Sciascia - Nessuno varchi la soglia della biblioteca di soppiatto
Brani scelti: LEONARDO SCIASCIA, Fatti diversi di Storia Letteraria e Civile, (Palermo, Sellerio 1989).
Con atto rogato dal notaro Giudice il 16 Ottobre del 1756, con intendimenti che oggi si posson dire laici, il vescovo Andrea della città di Girgenti lasciava i suoi diciottomila libri: ma alla condizione che i vescovi suoi successori non vi esercitassero giurisdizione alcuna e che nessuna autorità comunque costituita, potesse impedire "a tutti i letterati cittadini e a ogni altro studioso" l'accesso "in detta libraria". Bisognava però, per accedervi, che se ne rispettassero le regole. Regole che tutti coloro che amano i libri istintivamente osservano, ma poiché non tutti i frequentatori di biblioteche pubbliche li amano, e si dà non raro il caso di quelli che amano sconciarli, monsignore le fece incidere, in latino, su una grande lapide di marmo. Ed eccone la traduzione: "Andrea conte Lucchesi-Palli, vescovo di Agrigento, mette la sua biblioteca a disposizione del pubblico in tutti i giorni feriali, da due ore prima a due ore dopo il mezzogiorno. L'ingresso è libero a tutti. Nessuno varchi la soglia di soppiatto. Non mettere mano negli scaffali, ma chiedi il libro che desideri. Usalo senza danneggiarlo, non scalfirlo cioè di taglio o di punta, non segnarlo di postille. Potrai solo servirti di un foglietto segnarigo, e copiare quel che vuoi. Non incombere sul volume, non metterci sopra la carta su cui scriverai, né l'inchiostro, né la sabbia, ma tienilo a destra, un po' lontano da te. L'analfabeta, la persona di servizio, il chiaccherone, lo sfaticato, chi non ama star seduto, restino fuori. Tu osserva il silenzio, non disturbare gli altri leggendo ad alta voce, prima di andar via chiudi il libro: se è piccolo riconsegnalo nelle mani del sorvegliante, se è grande lascialo sul tavolo, dopo aver avvisato chi di dovere. Non pagar nulla, vattene anzi più ricco. E torna spesso".