Giorgio Manganelli - Un lettore di professione è in primo luogo chi sa quali libri non leggere
Brani scelti: GIORGIO MANGANELLI, Il Padrino, (Lunario dell'orfano sannita, Milano, Adelphi 1991).
Non ho letto, né leggerò, finché ragione mi assista, il romanzo Il Padrino; già il fatto che un libro sia romanzo non depone a suo favore, è un connotato lievemente losco, come i berretti dei ladruncoli, i molli feltri dei killers, gli impermeabili delle spie. Quando poi un libro è delle dimensioni dei Promessi Sposi, lo si può leggere solo se è I Promessi Sposi; ora, di libri grossi come I Promessi Sposi che siano I Promessi Sposi, ne esiste solo uno, ed è appunto I Promessi Sposi; e non ultima menda del Padrino è appunto quella di non essere I Promessi Sposi.
Tuttavia, il piacere che un lettore di professione prova a non leggere Il Padrino è di natura modesta, di qualità semplice, di intensità mediocre. Un lettore di professione è in primo luogo chi sa quali libri non leggere; è colui che sa dire, come scrisse una volta mirabilmente Scheiwiller, "non l'ho letto e non mi piace". Il vero, estremo lettore di professione potrebbe essere un tale che non legge quasi nulla, al limite un semianalfabeta che compita a fatica i nomi delle strade, e solo con luce favorevole. Per un lettore medio, scartare Il Padrino è un gioco da ragazzi. È un blando piacere negativo, come quello di non venire arrestati, che ci succede quasi tutti i giorni.