Roberto Ridolfi: libri, bibliofili, biblioteche e librai
Brani scelti: ROBERTO RIDOLFI in "La Bibliofilia", Firenze, Leo S. Olschki, anno L (1948), pp. 217-218.
[...] a me parrebbe opportuno che la sacrosanta e necessaria sorveglianza sul nostro patrimonio bibliografico fosse esercitata in certi casi con un po' più di sale e con un po' più di larghezza d'idee, così nell'esportazione come nei "fermi" (brutta parola sbirresca). Si mantenga e si accresca il rigore per tutto ciò che è unico e insostituibile, ma non si faccia ridere intervenendo a proposito (anzi a sproposito, se i bisticci mi attraessero) di libri di cui si hanno esemplari, spesso a dozzine, nelle pubbliche biblioteche.
E si smetta una buona volta di considerare il mercato antiquario come qualcosa di poco lecito e di poco pulito, una specie di borsa nera, o che so io, e i librai e i bibliofili come una sorta di reprobi, di contrabbandieri, di pescatori di frodo. Andando di questo passo, sono certo che al meschinello cui accada di possedere il più tardo ed insipido degli incunabuli parrà di maneggiare una cartuccia di dinamite! Non c'è bibliotecario intelligente che ignori che la dovizia delle biblioteche si deve prima di tutto ai bibliofili e in secondo luogo ai librai, i quali la maggior parte di quei tesori hanno salvata materialmente e direttamente, o, con l'assidua ricerca e con dar loro pregio, indirettamente salvata. E oggi si ripagano questi benemeriti con diffidenze, angherie ed avanie turchesche?
Una saggia facilità e un avveduto liberalismo sono ciò che, anche in questo, anzi più in questo che in altro, meglio agli uomini si conviene. È stato ripetuto anche qui sopra che il libro, oltre che custode, è veicolo delle conoscenze umane. Lasciate dunque che si muova e vada e passi i monti e gli oceani! Ci farà onore, questo operoso emigrante. E per uno che ne migri, espressione e simbolo della nostra civiltà, un altro ne rimpatrierà da altre contrade. Quanti ne abbiamo visti ripassare le Alpi, richiamati dalla passione di un bibliofilo nostro e per fortuna non impediti, di là, da leggi o da esecutori ispirati a grettezza!
Ripeto: si accresca il rigore quando l'interesse degli studi e della conservazione del nostro patrimonio bibliografico lo richieda; ma il rigore non vada mai disgiunto da una chiara nozione di tale interesse: essendo ormai tempo che si conosca, che si riconosca, in che esso realmente consista e quali ne siano i veri, non enfiati confini. Al di là dei quali devono cadere le costrizioni assurde ed i vincoli, che, se sono umilianti e detestabili in ogni umana cosa, lo sono ancor più quando si tratti di quella che n'è l'antitesi: il Libro, Liber, libertas.