Umberto Pregliasco sulla vicenda dei volantini delle Brigate Rosse acquistati da Marcello Dell'Utri
La storia siamo noi, nessuno si senta offeso (Lettera di Umberto Pregliasco al quotidiano La Repubblica - 5 Aprile 2012).
Le polemiche di questi giorni e soprattutto il fazioso articolo di Francesco Merlo "Le patacche di Dell'Utri e i volantini delle BR" apparso su Repubblica venerdì scorso mi obbligano ad alcune considerazioni. Tengo a precisare che, da liberale autentico, ho per 18 anni pubblicamente combattuto Berlusconi e Forza Italia in tutte le mie situazioni private, e funzioni pubbliche ed istituzionali; ritengo possibili i rapporti di Dell'Utri con la mafia, ma anche persecutorio un nuovo processo, persino per chi è riuscito in due mesi ad inventarsi il primo partito italiano. Durante la mia Presidenza dell'Associazione Librai Antiquari Italiani - come i soci dell'ALAI ben sanno - per anni ho "osato" oppormi fermamente a Dell'Utri, anche a costo di rimetterci in prima persona, per l'indipendenza culturale della Mostra del Libro Antico di Milano; giudico senz'altro falsi i presunti "Diari di Mussolini" che mi erano stati proposti vari anni fa. In ultimo, non vendo un libro al Senatore da parecchi anni.
Fatte queste premesse, non posso che sottolineare come gli anni di piombo, per quanto tragici e bui, facciano parte integrante della storia italiana Per chi come me non ha vissuto il Sessantotto, ed ha combattuto contro il Settantasette, è stato un periodo tremendo, ma comunque di grandi passioni e stimoli, di assemblee, di ciclostilati nel magazzino della libreria, tazebao e volantinaggi all'alba, da una parte e dall'altra della barricata. Ricordo bene le lievi "botte nel cortile e nel corridoio" al Liceo Alfieri di Torino, e l'interruzione delle lezioni per il rapimento di Moro, e l'assemblea sul pluralismo con un magro Giuliano Ferrara segretario della FGCI e Valerio Zanone segretario del Partito Liberale, e non dimentico che però poco dopo "Nietsche e Marx si davano la mano e parlavano insieme dell'ultima festa". Era un periodo così vivo e diverso dall'appiattimento ideologico e culturale creato dal berlusconismo, del quale proprio la biblioteca di Dell'Utri è stato forse l'unico aspetto intellettuale degno di nota.
Ritengo capziose e ridicole le critiche sulla vendita dei volantini delle BR: sono forse banditi dal commercio i testi che trattano delle stragi o di tragedie come la Shoah? Mi piacerebbe che, soprattutto in questo periodo di grande diffusione dell'informatica, fosse attribuito un qualche riconoscimento alla funzione culturale svolta dal libraio antiquario. La figura del mercante è infatti spesso vista con una certa diffidenza, ma vorrei sottolineare quanto nei secoli i librai abbiano contribuito alla tutela ed alla conservazione dei libri: costituendo le biblioteche pubbliche di cui è ricco il nostro paese; salvando dall'oblìo e dalla deperibilità, grazie alle loro ricerche ed ai restauri commissionati, migliaia di volumi; diffondendo nel mondo i libri, la cultura e l'arte italiana; reimportando in Italia, talvolta non senza difficoltà, migliaia di tesori grandi e piccoli; nonché, prima smembrando e poi ricostituendo in forme diverse, molte biblioteche private. Potrei dire, ricordando una delle leggi della termodinamica, che la dispersione di una biblioteca equivale ad una trasformazione adiabatica: nel cambiamento di stato di un gas avviene soltanto una variazione della sua energia interna, ed il processo è reversibile. Così avviene per i libri: le biblioteche si modificano nella loro struttura interna, si dividono, ma si ricostituiscono in forme e luoghi diversi. Considerando le condizioni in cui versano alcune delle nostre biblioteche pubbliche, e gli ulteriori tagli alla cultura, mi fa male leggere che "solo nell' archivio di Stato questi documenti non diventano a loro volta patacche. In mano a Dell' Utri ... saranno invece cimeli, elementi ludici, le foglie di fico che nascondono la voglia di essere antichi, come i reperti archeologici trafugati dai tombaroli ed esposti nei salotti dei ricchi analfabeti".
Come sempre accade quando un libro realizza un alto prezzo, usciranno dai cassetti privati altri esemplari di questi e di altri volantini con la stella a cinque punte, di cui peraltro il Ministero dell'Interno e le questure saranno senza dubbio in possesso, e si vedranno "costretti a rigenerare".
Ben venga che una biblioteca - seppur privata, ma aperta agli studiosi come quella di Via Senato - li valorizzi e li esponga, piuttosto che marciscano in qualche archivio pubblico. Tutto si può dire di Marcello Dell'Utri, ma non che non ami i libri senza secondi fini, né che voglia atteggiarsi a "storiografo": molto ho imparato dalle sue mostre come "Dante e l'Islam" e "Malaparte", e nelle sale della sua fondazione mi sono potuto emozionare di fronte all'abiura del sommo Galileo "inginocchiato avanti di voi Cardinali" il 22 giugno 1633, e commuovere toccando la sentenza di condanna al rogo dell'8 febbraio 1600 che Giordano Bruno, anch'egli in ginocchio, così rinviò ai giudici: «Forse tremate più voi nel pronunciare questa sentenza che io nell'ascoltarla», un documento altrimenti sepolto presso la Congregazione per la Dottrina della Fede.
Sostenere che il Senatore "sommerà patacca a patacca e farà un uso ancora una volta aberrante di un frustolo del passato" in quella che è una delle più importanti raccolte private del mondo significa offendere la competenza dei librai antiquari che hanno contribuito a formarla e di coloro che lavorano in questa biblioteca, organizzando mostre e pubblicando una rivista di bibliofilia di grandi contenuti. Leggere che "lui sa la storia perché se la compra" mi fa ricordare che la carta brucia a 451° Fahrenheit; libri in fiamme e autori in carcere sin dai tempi dello splendore ateniese e dell'Inquisizione hanno accompagnato l'esercizio del potere il cui ‘primo incarico sarà quello di controllare la produzione di favole e leggende, rigettando quelle che non saranno giudicate soddisfacenti' (così scrisse Platone, proprio nella Repubblica: strana coincidenza). L'invenzione della stampa fu la più rilevante rivoluzione prima di Internet, che consentì una democratizzazione della cultura ed una libera comunicazione delle idee senza precedenti: il compito del libraio e del collezionista è anche quello di scoprire e far circolare libri e documenti rari o dimenticati. "Quelli che hanno letto milioni di libri, e quelli che non sanno nemmeno parlare, è per questo che la Storia dà i brividi, perché nessuno la può fermare". (Prima e dopo Platone, mi sono permesso di citare Venditti e De Gregori).
Umberto Pregliasco, libraio antiquario, Torino
da La Rivista
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