Virginia Woolf - Talvolta penso che il paradiso sia leggere continuamente, senza fine

Virginia Woolf - Talvolta penso che il paradiso sia leggere continuamente, senza fine

Brani scelti: VIRGINIA WOOLF, Diario di una scrittrice, 1953.

Che fonte inesauribile di piacere sono i libri per me! Credo che potrei vivere qui beatamente, leggendo in eterno.

Ecco alcuni stralci autobiografici che Virginia Woolf dedicò ai libri e alla sua attività di scrittrice:

Il lavoro deve nascere da un sentimento profondo, diceva Dostoevskij. È il mio caso questo? O mi limito a inventare con le parole, amandole come le amo? No, non credo. In questo libro ho anche troppe idee. Voglio dare la vita e la morte, la saggezza e la follia; criticare il sistema sociale e mostrarlo all'opera, nel momento di massima intensità. Ma questa potrebbe anche essere una posa.

I personaggi non devono essere altro che punti di vista: bisogna evitare la personalità a qualunque costo. [...] Appena si specifica l'età, i capelli ecc. s'insinua nel libro qualcosa di frivolo o di trascurabile.

Questo insaziabile desiderio di scrivere qualcosa prima di morire, questo senso divorante della febbrile fugacità della vita, che mi fa avvinghiare, come un uomo a una roccia, alla mia sola ancora.

In fondo la conquista della cultura è di lasciare qualcosa di fatto, di solido, per sempre.

Dovrei tendere a un'ampiezza e a un'intensità immense, Dovrei metterci metterci satira, commedia, poesia, narrativa. [...] devono esserci milioni di idee ma nessun sermone – storia, politica, femminismo, arte, letteratura – insomma, un compendio di tutto ciò che so, sento, derido, disprezzo, amo, ammiro, odio e via dicendo.

È facile ripromettersi di prendere appunti, ma scrivere è un'arte difficilissima. Bisogna scegliere continuamente [...] Scrivere non è per niente un'arte facile. Pensare ciò che si vuole scrivere sembra facile; ma il pensiero evapora, sfugge qua e là.

Quando scrivo a pieno ritmo vorrei soltanto passeggiare e avere una vita infantile e assolutamente spontanea. [...] la necessità di comportarmi in maniera accorta e ragionata con gli estranei mi strappa in un'altra sfera: perciò il collasso.

Credo che pochi siano torturati come me dallo scrivere. [...] Il mio cervello è come una bilancia di precisione: basta un granello a farlo precipitare.