Bernardo da Como - Lucerna inquisitorum haereticae pravitatis et Tractatus de strigibus - 1596
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Bernardo da Como - Lucerna inquisitorum haereticae pravitatis et Tractatus de strigibus - 1596

BERNARDO DA COMO.  Lucerna inquisitorum haereticae pravitatis et eiusdem Tractatus de strigibus. Cum annotationibus Francisci Pegnae. Venetiis, apud Marcum Antonium Zalterium, 1596.

Cm. 21,5, pp (8) 184 (28). Legatura strettamente coeva in piena pergamena molle. Piccola mancanza alla parte bassa del dorso. Segni del tempo (polvere/macchiette) al frontespizio, piccoli forellini (che non interessano il testo) limitati al margine interno alto e qualche trascurabile e marginale alone sempre limitato al margine alto. Esemplare un po' vissuto, ma nel complesso genuino e in buono stato di conservazione. Bernardo Rategno, in religione Bernardo da Como (1450 ca. – 1511/15 ca.), fu canonista di gran fama nel comasco e in quel territorio ricoprì l'incarico di giudice inquisitore, chiamato dai primi anni del Cinquecento a combattere in fenomeno delle eresie. “La sua fama si deve alla circolazione di due opere che furono stampate dopo la morte, nel primo anno di pontificato di Pio V Ghislieri, già inquisitore di Como: la Lucerna inquisitorum haereticae pravitatis […] e il trattatello De strigibus edito in appendice alla Lucerna […]. Organizzata, come altri manuali per inquisitori e diversi testi per i confessori, in ordine alfabetico, dal lemma Abiuratio fino a quello Vicarius, la Lucerna è un trattato di procedura giudiziaria che riflette la cultura giuridica più che l'attività di Rategno. Nell'opera, che difende con vigore i poteri dell'Officium fidei (posto sopra a ogni magistratura civile e ordinaria) e dilata le fattispecie di eresia, di grande interesse sono le parti dedicate ai commissari e ai vicari nominati dal giudice, ai crocesignati, all'inquisitore, alla ‘spontanea' comparizione e alla tortura . Un passo, in cui si rubrica la condanna emanata nel 1511 dalla Sede Apostolica «ad instantiam patris inquisitoris Mantuani» contro la dottrina di Pietro di Lucca, che aveva predicato che Gesù fu concepito non nel grembo di Maria, ma in tre gocce di sangue vicino al suo cuore , permette di datare l'opera agli ultimi anni di vita di Rategno. Inoltre la menzione mette in luce i suoi legami diretti o indiretti con i confratelli Domenico da Gargnano, cacciatore di streghe a Mantova, e Girolamo Armellini, l'inquisitore che guidò i teologi riuniti a Roma per la condanna e sarà poi responsabile dei roghi di Mirandola del 1522-25. Il De strigibus, da quel che si evince dal testo, fu scritto tre anni dopo l'assunzione di Rategno alla carica di inquisitore, nel 1508 circa. L'obiettivo era confutare con efficacia quanti dubitavano della realtà del volo notturno delle streghe” (si veda la voce R. curata da Vincenzo Lavenia in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 86, 2016). Rarissima terza edizione dopo la prima milanese del 1566 e la seconda romana del 1584. Cfr. anche Iccu.

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