Angelo Dall'Oca Bianca - L'antro della fattucchiera - 1930 (pastelli su cartone - autenticato)

ANGELO DALL'OCA BIANCA.  L'antro della fattucchiera. 1930.

Cm. 70 x 50 (cm. 85 x 65 con bellissima cornice lignea d'epoca di colore bianco avorio e oro; vetro protettivo). Pastelli e biacca su cartone. Firmato e datato “A. Dall'Oca B. 1930” in basso al centro e intitolato al retro. Targhetta metallica recante il nome dell'artista e le date di nascita e morte. Ottimamente conservato. Al retro è presente il cartiglio ufficiale della Galleria d'Arte Moderna di Verona con doppio timbro in ceralacca e inchiostro (Comune di Verona – Musei d'Arte). Lotto nr. 502 del legato 26-5-1941, per l'autenticità firma del Soprintendente ai Musei Prof. Antonio Avena. Il Comune di Verona mise in asta benefica numerose opere dell'artista di sua proprietà (ndr l'artista nel 1941 fece testamento, lasciando tutto il suo denaro e i suoi quadri alla città di Verona per opere assistenziali). Allegata la fattura di acquisto a tale asta del 1951 riportante il titolo dell'opera. Certificato di autenticità della galleria di provenienza. Questo intenso e suggestivo dipinto, realizzato con tratti a pastello rapidi e fluttuanti, rimanda a un ambiente decandente, con la fattucchiera che emerge da un vano buio, incappucciata e avvolta in un mantello che le conferisce un'aria inqueitante e misteriosa. È ancora evidente la matrice di stampo verista maturata nel periodo di contatto con Giacomo Favretto (1849-1887). Il grande artista veronese Angelo Dall'Oca Bianca (1858-1942), di umili origini, anche dopo aver raggiunto grandissima fama internazionale mantenne sempre il legame con la sua città, che fu una continua fonte di ispirazione per la sua produzione artistica. Dal 1873 al 1876 frequenta l'Accademia Cignaroli di Verona con Fausto Zonaro, Romeo Cristani, Vincenzo de Stefani e Alessandro Milesi, allievi dei corsi di disegno e pittura di Napoleone Nani in un ambiente ancora legato ai soggetti tradizionali della ritrattistica e del vedutismo veneti. Di seguito, si trasferisce a Venezia dove frequenta corsi liberi di nudo all'Accademia di Belle Arti e lo studio del verista Giacomo Favretto, dal quale apprende anche l'utilizzo della fotografia come elemento preparatorio del dipinto e aggiunge il suffisso Bianca al proprio cognome. A partire dal 1885 entrò in contatto con i fratelli Vittore e Alberto Grubicy, noti mercanti internazionali d'arte con base a Milano, decisivi nell'incentivare le vendite delle opere di Dall'Oca Bianca e accrescere la sua notorietà; proprio la presenza nella città lombarda agevolò inoltre la sua conoscenza con Giovanni Segantini, Emilio Longoni e altri noti esponenti della corrente divisionista. Per completare la sua formazione pittorica e consolidare i positivi riscontri ottenuti dalla critica, decise di trasferirsi a Roma dove conosce personaggi di rilievo culturale come Giosuè Carducci, Gabriele D'Annunzio e Francesco Paolo Michetti. Sempre nella capitale venne introdotto alla regina Margherita di Savoia, che gli commissionò vari dipinti. Partecipò a innumerevoli esposizioni nazionali e internazionali. In occasione della X Biennale di Venezia del 1913, gli viene riservata un'intera sala con oltre 80 opere. Nel 1937 il Comune di Verona gli dedica un'intera sezione della nuova Galleria d'Arte Moderna. Nel 1939 viene inaugurato il Villaggio Dall'Oca, costruito a beneficio dei meno abbienti della città grazie ad una donazione del pittore tramite il ricavato della vendita del dipinto Ave Maria e in seguito ampliato con il suo lascito testamentario. Nel 1941 realizza il suo testamento dove indica il lascito di denaro per i concittadini meno abbienti, nonché circa 200 dipinti e 290 fotografie che vanno ad arricchire la collezione della Galleria d'Arte Moderna di Verona. «Nomino ed istituisco mio erede universale il Comune di Verona. Ciò faccio per attestare alla mia città l'infinito amore che ho sempre nutrito per essa e quale riconoscente omaggio alla dolce ispirazione che la sua incomparabile bellezza e la bontà del suo popolo hanno dato alla mia Arte» (dal testamento di Angelo Dall'Oca Bianca).