Giovanni Alicò - Il libro preferito - 1940/1950 (pastello su carta applicata a tavola)

GIOVANNI ALICÒ (ALIGÒ).  Il libro preferito. Anni Quaranta/Cinquanta del XX secolo.

Cm. 42,5 x 58 (cm. 64 x 80 con sobria cornice lignea, passpartout recentemente rinnovato e vetro museale di protezione). Firmato in basso a destra “Aligò” [per la dicotomia Alicò/Aligò si veda la voce A. curata da V. Parroco in Allgemeines Künstler-Lexikon che menziona la doppia dicitura del cognome; sempre a questo proposito Lucia Ragusa, nipote di Giovanni Alicò, ci riferisce che in giovane età l'artista soleva usare la G a causa di un refuso anagrafico; in seguito la firma è stata modificata in C in maniera definitiva]. Pastello su carta applicata a tavola di compensato. Due piccoli forellini alla carta in parti esterne e secondarie, peraltro nel complesso dipinto ottimamente conservato. Opera accompagnata da certificato di autenticità rilasciato da perito accreditato presso il Tribunale di Trento. Stupendo pastello, risalente al periodo ancora pienamente figurativo dell'artista (ante 1959 e verosimilmente ante 1950 per l'uso della G al posto della C nella firma), che racconta una sensuale lettrice vestita di tutto bianco, adagiata sul sofà e soavemente assorta nella lettura del suo libro preferito. Giovanni Alicò (Catania 1906 - Milano 1971) fu un pittore autodidatta che, libero da vincoli o binari precostituiti, si dedicò con successo a varie forme di pittura, anche murale. Si stabilisce prima a Napoli, poi a Milano; esordisce nel 1942 alla Biennale di Venezia e, nello stesso anno, tiene la prima mostra personale presso la prestigiosa Galleria Tornabuoni di Firenze. Nel 1951 una seconda personale viene allestita alla Galleria Casa d'Artisti a Milano; seguono, tra il 1948 e il 1953 sei anni di attività in Argentina, con tre personali a Buenos Aires e molte partecipazioni a mostre collettive. Rientrato in Italia, è protagonista di nuove personali dalla metà degli anni Cinquanta e per tutto il decennio successivo a Catania, Milano, Roma e Como. Partito, negli anni siciliani, a raffigurare nella sua pittura i carretti con le colorite storie dei pupi utilizzando tinte preferibilmente piatte, introduce poi nella sua tavolozza cromie delicate, vibranti, e si concentra su temi pervasi da una marcata spiritualità. Soggetti favoriti sono le figure femminili, nature morte di fiori e più raramente paesaggi. Negli anni Cinquanta avvicina il suo stile a quello di Guttuso e la sua attenzione si sposta verso una pittura figurativa sintetica che procede per suggestioni nella generale aderenza ai temi del realismo sociale. Dopo il 1960 entra nella sua opera un'importante componente decorativa fatta di arabeschi ed effetti luminosi e cromatici mobili e sfumati. Dal 1967 compaiono su tali sfondi personaggi antropomorfi, una sorta di fantasmi, che si liberano nello spazio della composizione. La produzione ultima dell'artista è invece caratterizzata da dipinti dove segni, forme geometriche ripetute e ampie macchie di colore sono resi con cromie intense e vivide. Nel 1973 si tenne a Catania un'importante retrospettiva presso il Palazzo della Borsa. Molte delle sue opere sono presenti in importanti collezioni private in Europa e in America e in diverse fondazioni d'arte. Bibliografia: Cfr. la voce Alicò curata da V. Parroco in Allgemeines Künstler-Lexikon, Berlin-Boston, K.G. Saur, II, 1990; Artisti di Sicilia, Palermo 1969; Arte italiana per il mondo, II, 1970; A. M. Comanducci, Dizionario I, 1970.