Arthur Schopenhauer - Sulla libertà del volere umano
Brani scelti: ARTHUR SCOPENHAUER, Sulla libertà del volere umano, 1839.
Supponiamo che un uomo, per strada, dica a sé stesso: “Sono le sei di sera e ho finito di lavorare. Ora potrei fare una passeggiata, o andare al club, oppure salire sulla torre per ammirare il tramonto. Potrei andare a teatro, visitare questo o quell'amico. Potrei addirittura infilare la porta della città, perdermi nel vasto mondo e non tornare più indietro. Tutto questo dipende solo da me: ho la piena libertà di farlo. Tuttavia non ne farò nulla, e me ne vado altrettanto liberamente a casa da mia moglie”.
È esattamente come se l'acqua dicesse: “Potrei montare delle onde enormi (certo, in mare durante la tempesta), potrei scorrere velocemente e impetuosamente a valle (certo, nel letto di un torrente), potrei precipitare in mezzo a schiuma e spruzzi (certo, in una cascata), potrei zampillare verso l'alto (certo, in una fontana), potrei infine evaporare e svanire (certo, alla temperatura di 80 gradi). Tuttavia ora non ne faccio nulla: me ne rimango liberamente qui, tranquilla e limpida, nello stagno a specchio”.
Come l'acqua potrebbe fare tutte quelle cose solo se subentrassero le corrispondenti cause, per l'una o per l'altra, così pure quell'uomo potrebbe fare tutte quelle cose, che lui crede di poter fare, in nessun altro modo se non al subentrare delle corrispondenti cause. Ma finché questo non succede, ognuna di quelle cose sarà per lui impossibile.