Bertrand Russell - La coda del pavone
Brani scelti: BERTRAND RUSSELL, La conquista della felicità, 1930.
Per parte mia, credo non si siano ancora presi abbastanza in considerazione i vantaggi che potrebbero derivare ai ragazzi da un'educazione intesa a inculcare in loro la sicurezza della propria personalità. Non credo che un pavone invidi la coda di un altro pavone, poiché ogni pavone è persuaso d'avere la coda più bella del mondo. La conseguenza di ciò è che i pavoni sono uccelli pacifici. Immaginate quanto sarebbe infelice la vita di un pavone se gli avessero insegnato che non si deve avere una buona opinione di s stessi.
Ogni qualvolta gli capitasse di vedere un altro pavone fare la ruota, penserebbe tra sé: «Non devo immaginare che la mia coda sia più bella di quella, perché sarei un presuntuoso, ma come vorrei che lo fosse! Quell'odioso uccello è così convinto della sua bellezza! Devo strappargli qualche penna? Allora, forse, non avrei più da temere un confronto con lui». O forse gli tenderebbe un tranello per poterlo incolpare di malvagità e denunciarlo quindi come indegno all'assemblea degli anziani. Gradatamente stabilirebbe il principio che i pavoni dotati d'una coda particolarmente bella sono quasi sempre malvagi e che nel regno dei pavoni un governante saggio darebbe la palma all'umile pavone dalla coda spennacchiata.
Una volta riuscito a far accettare questo principio, farebbe mettere a morte tutti gli uccelli più belli, di modo che una coda realmente magnifica finirebbe col diventare uno sbiadito ricordo del passato. A queste vittorie può giungere l'invidia quando si camuffa da moralità. Ma là dove ogni pavone si crede il più bello di tutti, non nasce il bisogno di questa repressione. Ogni pavone è certo di vincere il primo premio del concorso, e ognuno, poiché apprezza la sua pavonessa, crede di averlo vinto.