Giorgio Manganelli - Lettera al potere

Prologo promozionale alla lettera autopromozionale di Giorgio Manganelli scrittore. A lettori scrittori uditori e untori. L'autore promuove se stesso e, nel delirio autopromozionale, pensa bene di scrivere quattro lettere in una. Così risparmiando in pensieri, parole, opere e omissioni. Tanto - ci dice l'autore in filigrana - il Potere, storicamente, si fa blandire da parole che rimangono sempre e comunque le stesse. Dietro ad ogni potere stanno infatti gli uomini, sempre e comunque gli stessi. Brecht fa dire a Kalle in uno dei dialoghi di Profughi, dove si parla di Passaporti, della parità tra birra e sigari e dell'amore per l'ordine: "[…] dove niente sta al posto giusto, c'è disordine. Dove al posto giusto non c'è niente, lì c'è ordine".

"Manganellate" - Brani scelti: GIORGIO MANGANELLI, Lunario dell'orfano sannita, Milano, Adelphi, 1991, pp. 91-94.

Lettera autopromozionale polivalente indirizzata da giovane e valente scrittore ai Governi d'Italia, siano costoro: 1. Colonnelli, 2. Presidenti, a) tipo Andreotti, b) tipo Fanfani, 3. Pontefici e 4. Eventuali Monarchi rientranti dall'Esilio (con anche ipotesi 1. inclusa). Eccellenza! (2 a senza esclamazione), Santità! Maestà! Ella (la Maestà vostra, la Santità vostra) la Suprema Maestà (Santità) che attraverso il suo Potere (Intervento, Magistero e/o Illuminazione) ha restituito alla (nostra) Italia degradata (vale per 1 e 2; per 3 si suggerisce Deturpata, per 4 Deturpata e Umiliata) quella Potenza che già fu sua (quella Dignità, quel Fervore, quella Eletta e Privilegiata Grazia, quel Maestoso Decoro), quella temibile e temuta e concorde Forza (quella ordinata e onesta saggezza, quella efficace e virile prontezza, quella esemplare e provvidenziale virtù, quell'antico prestigio); onde ora è illustre tra le genti (ragione per cui Essa ha ritrovato il rispetto degli organismi sopranazionali; degli organismi internazionali; onde Essa è cara ai buoni ed ai pii; onde Essa è ammirata dagli estimatori delle età adorne e solenni); mi consenta (permetta, ordini, con paterna indulgenza ammetta, tolleri) di dire tutta la mia impetuosa (calda, fervida, devota) ammirazione, non senza stupore (compiacimento, approvazione, compunta pietà, commozione, quest'ultima per 3 e per 4; ma 4 con 1 (Re con Colonnelli) preferire esaltazione) per l'Opera Sua indefessa (e illuminata; instancabile e generosa; infaticabile e provvida; nobile e nobilitante).

Da umile scrittore qual sono, la natura mi spinge a cantare la Sua Grandezza (a descrivere la Sua saggezza, commentare la Sua geniale iniziativa, umilmente esporre la Sua paterna dottrina, con canoro impeto esaltare la Sua rinnovata ed imperitura Gloria, elevare un monumento inadeguato sempre ma schietto e forse non incolto alla Gloriosa e saggia genialità della Sua Grandezza paterna) (e/o terribile, temibile, spaventosa ai colpevoli e generosa ai buoni); assistita dal Suo esempio la mia penna (confortata dal Suo amore per le buone lettere, io; eccitato dalla Sua fervida parola, io; commosso ed esaltato dalle Sue parole, che sono le parole della patria, il mio inchiostro – non trascurare le concordanze di soggetto e verbo) osa tentare le impervie strade del poema (mi consento qualche indulgenza narrativa, affronto qualche impetuosa invenzione, modulo pii carmi, oppure espongo in povera prosa quel che intendo del sommo bene, Arma virumque cano); e mi lusingo che quel che faccio non sia inutile, anche se minimo, a questa Italia che è nostra (che è Sua, come del resto l'Umanità intera; ipotesi 4: Sua, ora come sempre e per sempre). Ella non può non avere caro che i migliori ingegni, e quelli che, minori, a niuno la cedono nella devozione per questa nostra Patria (a seconda delle circostanze storiche, definirla offesa o minacciata dalla sovversione, insidiata dalla sfiducia, bruttata dalla licenza dei costumi e delle stampe e degli spettacoli, immemore delle sue glorie guerriere, eventualmente, ma con cautela, indifferente agli umili, disorganizzata, esangue per intestine lotte, non ingiusta ma preda degli ingiusti) siano ornati di quei segni esteriori che consacrano l'intera probità, dedizione, ecc.

Eccellenza! Io sono (sarò) padre di numerosa prole (numerosissima, ben allevata, pia, obbediente, pronta ai sacrifici, sobria, non timorosa dei climi freddi, pugnace, avida di onesta gloria) (oppure: io sono – sarò – casto, vergine, sacro al coniugale amplesso, pronto a castrarmi co' denti per la Signoria Vostra, nato per fare lo stilita, estraneo alle pompe). Alla mia prole (ai miei confratelli), insegnerò che Ella è non solo Grande ma attento agli umili (infimi, poveretti, affranti, dappoco, falliti, poveri in ispirito, mentalmente inetti, semianalfabeti, stoini (Colonnello), sgabello (presidente) uscere (id.), turibolo e pantofola (Pontefice), staffa (Maestà)), e che neanche poca virtù sfugge al Suo sguardo (di aquila, attento, penetrante, onniveggente, di vari volatili e belve).

Devotamente (con deferenza, umilmente, prosternato).