Gustave Flaubert - Madame Bovary (incipit)
Brani scelti: GUSTAVE FLAUBERT, Madame Bovary - Incipit (Milano, Mondadori 1992).
Eravamo allo studio, quando il Rettore entrò, seguito da un nuovo, vestito ancora dei suoi abiti borghesi, e da un bidello che portava un gran banco. Quelli che dormivano si destarono, e tutti si alzarono in piedi, come sorpresi in mezzo al lavoro. Il Rettore ci fece cenno di sedere; poi, volgendosi all'assistente: "Signor Roger" disse a mezza voce "ecco un allievo che le raccomando. Egli entra in quinta. Se il suo profitto e la sua condotta saran buoni, passerà fra i grandi, come esigerebbe la sua età."
Il nuovo rimaneva in un angolo, dietro la porta, così che appena lo si poteva scorgere: era un ragazzotto di campagna, di circa quindici anni, e di statura più alta che noi tutti. Portava i capelli tagliati dritti sulla fronte, al modo dei chierici di paese, aveva un'aria tranquilla e molto impacciata. Benché non fosse largo di spalle, la sua giubba di panno verde coi bottoni neri doveva costringerlo alle attaccature delle maniche, e lasciava vedere, per l'apertura dei paramani, dei polsi rossi abituati a stare scoperti.
Le gambe, calzate di turchino, uscivano da certi calzoni giallastri molto tirati dalle bretelle. Portava ai piedi degli scarponi robusti, mal lucidati e con le suole chiodate. Si cominciò a ripetere le lezioni. Egli stette ad ascoltare tutt'orecchi, attento come alla predica, non osando neppure d'incrociar le gambe né di appoggiarsi sul gomito, e alle due, quando sonò la campana, l'assistente dovette chiamarlo, perché si mettesse in fila con noi.
Traduzione di Diego Valeri