Kahlil Gibran - Detesto i parolai e la loro parlantina
Brani scelti: KAHLIL GIBRAN, Pensieri e meditazioni, 1960.
Mi annoiano i parolai e la loro parlantina, la mia anima li detesta. Quando mi sveglio la mattina e mi metto a leggere attentamente lettere e giornali che sono accanto al letto, li trovo pieni di chiacchiere; tutto ciò che vedo sono solo parole sparse, vuote di qualsiasi significato ma piene di ipocrisia. Quando mi siedo alla finestra per levare dagli occhi il velo lasciato dal sonno e sorbire il mio caffè alla turca, il signor Parolaio mi compare di fronte e salta, grida e brontola. Vorrebbe bere il mio caffè e fumare le mie sigarette. Quando vado al lavoro il signor Parolaio mi segue, mi bisbiglia alle orecchie e stuzzica il mio sensibile intelletto.
Se cerco di sbarazzarmene lui ridacchia ed è subito travolto dalla corrente, dal fluire della sua parlantina insignificante. Vado a fare spese, e il signor Parolaio si piazza sulla porta di ogni negozio e passa in rassegna la gente, giudicandola. Riesco a scorgerlo persino sui volti di coloro che stanno zitti, poiché lui accompagna anche loro; non ne sono consapevoli, eppure ne sono disturbati. Se mi siedo accanto a un amico, il signor Parolaio si unisce a noi due senza essere invitato. Anche se cerco di evitarlo, lui riesce a restarmi così vicino che l'eco della sua voce mi irrita e mi dà mal di stomaco come farebbe del cibo avariato.
Quando sono in visita presso i tribunali e le istituzioni culturali,lo trovo là con tutta la famiglia a mascherare la Falsità con vesti di seta, l'ipocrisia con splendidi mantelli e bellissimi turbanti. Quando vado negli uffici delle fabbriche, con mia grande sorpresa lo trovo anche là, il signor Parolaio, con madre, zie e nonni, che blatera lasciando pendere le grosse labbra. I suoi parenti applaudono lui e si prendono gioco di me. Sono in visita ai templi ed altri luoghi di culto e lo vedo seduto su un trono, con sul capo una corona e in mano uno scettro luccicante. Quando a sera torno a casa lo ritrovo. Pende dal soffitto come una serpe o striscia come un boa in ogni angolo della casa.
Per farla breve il signor Parolaio è ovunque: sopra e sotto il cielo, sulla terra e fra le sue viscere, sulle ali dell'aria e sulle onde del mare, nelle foreste, nelle grotte, sulla cima delle montagne. Coloro che amano il silenzio, dove potranno trovare riposo e tranquillità lontano da lui? Avrà Dio pietà della mia anima facendomi la grazia della sordità così da poter risiedere nel paradiso del Silenzio? Esiste nell'universo un angolo dove io possa andare a vivere in solitudine? Esisterà mai un posto in cui non frullano vuote parole? C'è a questo mondo qualcuno che non usi le sue ciance per lodarsi? C'è qualcuno che non custodisca un nascondiglio per il signor Parolaio all'interno della propria bocca? [...]
Dopo aver espresso tutta la mia avversione per il signor Parolaio ed i suoi compagni, mi sento come un dottore che non riesce a curare se stesso, o come un recluso che predica ai suoi compagni di cella. Ho preso in giro il signor Parolaio e i suoi amici blateranti usando a mia volta delle parole, proprio come fanno loro. Volevo sfuggire da loro ma in effetti io sono uno di loro. Potrà mai Iddio perdonare i miei peccati prima di benedirmi e pormi in un mondo di Pensiero, di Verità e di Amore, dove non esistono gli sciocchi chiacchieroni?