La giustizia di oggi in una pagina di ieri: Giorgio Manganelli
Viviamo giorni di rinnovate discussioni sopra la riforma del "sistema giustizia". Affidiamo ad un esilarante brano di Giorgio Manganelli ogni nostra residua velleità analitica sulla vexata quaestio.
"Manganellate" - Brani scelti: GIORGIO MANGANELLI, Improvvisi per macchina da scrivere, Milano, Adelphi, 2003, pagg. 23-25.
"Gli avvocati difensori hanno proposto che il processo Valpreda venga restituito a Milano, perché, assicurano, la città è calma, anzi malinconica. La richiesta è talmente ragionevole che la sua sorte può dirsi segnata. Infatti le obiezioni di natura storico-sociale-psico-giuridica e gli innumerevoli consigli procedurali, conflittuali e convergenti, che verranno fuori dal cilindro senza fondo del giure, sono tali da impedire la sopravvivenza di qualsiasi ambizione del genere. Inoltre gli avvocati difensori avrebbero dovuto tener conto di alcuni elementi patriottici che dispiace veder disattesi da uomini di cultura: in primo luogo, dal momento in cui, dopo il breve governo giuridico di Milano e Roma, la capitale del diritto è diventata Catanzaro, è ragionevole supporre che codesto processo, via via aggregandosi altri procedimenti similari, affini, opposti, divergenti, consanguinei, contemporanei, precedenti, successivi, paralleli, coniugi, divorziati, seguaci, dovrà lentamente, cigolando della sua stessa inaudita mole, procedere di sede in sede, ad ognuna conferendo il prestigioso titolo di capitale totale del giure. Si moltiplicheranno i giudici, i testimoni, i supertestimoni, i sottotestimoni, le persone che passavano per caso, che non ci passavano per niente, verranno gradualmente coinvolti idraulici, pittori di bandiere, periti postali, orientalisti in pensione, allievi tamburini; prolifereranno avvocati di null'altro consapevoli che di quell'inaudito, sterminato, sconfinato processo. Man mano che giudici e avvocati verranno alla conclusione di una vita lunga e operosa, verranno messi in apposite barre a ruote e sospinti di città in città; per ossequio, essi assisteranno a tutte le fasi del processo che fu la loro vita. A Foggia, a Vercelli, a Potenza, a Belluno, a Oristano, un fervore di attività edilizia farà sorgere quartieri per accogliere la lenta folla salmodiante, le salmerie processuali, i medici, le vivandiere, le levatrici, i complessi strumentali. Si costruiranno castelli finto gotico per accoliere i documenti essenziali. Inoltre, dovrebbe essere ovvio che, giunto ad un certo livello di densità, di massa, un processo siffatto non è più arrestabile; come un gigantesco "buco nero" nello spazio, esso attira a sé e ingloba nel suo nulla via via tutto ciò che gli si accosta. Dapprima si tratterà di persone coinvolte in contravvenzioni per sosta vietata, risse per donne, smercio di pesche e mele mezze e vizze; poi verranno arruolati omicidi di contesse, ladri di dirigibili, falsari di locomotive; saltando oltre la barriera spaziale, la Romania verrà persuasa a cedere un signore malrasato che nel 1937 attraversò una strada secondaria a dispetto del semaforo rosso; infine, superando la barriera del tempo, verrà associato il processo per l'uccisione di Enrico IV re di Francia, verrà riaperta l'istruttoria sulla morte di Mozart, e quella sui decessi sospetti di Alessandro Magno, Umberto I, e si porrà il quesito se l'Assunzione della Madonna sia compatibile con i regolamenti sulla utilizzazione dello spazio cosmico. Dopo tutto, quel che conta è la verità."