Seneca - Finché niente basta a te, tu non basterai agli altri
Brani scelti: SENECA, Lettere a Lucilio, 62/65 d.C.
Chi vive nella prosperità è avido dei beni altrui, ed è esposto all'altrui avidità. Finché niente basta a te, tu non basterai agli altri. [...] La folle avidità degli uomini divide tutte le cose in possessi e in proprietà esclusive, e pensa che ciò che è un bene comune non sia anche di ciascuno. Ma il saggio niente considera maggiormente suo che quel bene di cui ha in comune la proprietà col genere umano. [...]
L'avidità di danaro non è mai senza pena, per quanto quest'avidità sia in se stessa una pena sufficiente. Quante lacrime e quante fatiche richiede! Com'è misera per quello che non ha, e come è misera per ciò che si è procurata! [...] Una cieca cupidigia ci spinge verso cose che ci nuoceranno e, in ogni caso, non ci appagheranno mai.
E non comprendiamo che, se qualche cosa avesse la capacità di appagarci, già l'avremmo trovata; né pensiamo quanto sia meglio non chiedere niente, quale segno di superiorità sia dichiararsi soddisfatti e non dipendere dalla fortuna. Chiunque pensa sempre di ottenere qualcosa dimentica ciò che ha già ottenuto. Il peggiore male della cupidigia sta nella sua ingratitudine.