Perché il De Profundis di O. Wilde è una stupenda lettera d'amore - di Carlo Picca
I peccati della carne non sono nulla. Solo i peccati dell'anima sono vergognosi.
Il De Profundis è una lunga epistola che Oscar Wilde scrisse nel 1897 al suo compagno Alfred Douglas, dopo essere stato processato per omosessualità, e proprio durante il periodo della carcerazione.
«Gli dei sono strani. Non si servono solo dei nostri vizi per flagellarci. Essi ci spingono alla rovina anche per mezzo di quanto in noi è onesto, gentile, umano, tenero. Se non avessi provato compassione e tenerezza per te e la tua famiglia, adesso non sarei a piangere, qui, in questo terribile luogo.»
Il De Profundis rappresenta una magnifica lettera d'amore, perché a mio modesto avviso, pochi autori hanno scritto in modo così sublime le ragioni della fine di un innamoramento. Wilde infatti, in queste pagine, descrive in modo sincero ed appassionato come, dopo essersi donato ad Alfred, per sottrarlo dalle sue pecche, aveva finito col sacrificare se stesso ed i suoi amori più cari, come sua moglie, la sua famiglia ed i suoi amici più veri, nonché la sua carriera da affermato romanziere e drammaturgo.
Questo per dedicarsi in toto all'educazione interiore del suo amato, con l'illusione di trasformarlo, da preda del «peggior vizio, la superficialità», a uomo capace di amare. «Il vero stolto, quello che gli dei scherniscono o riducono in rovina, è colui che non conosce se stesso.» Ed è per questa volontà a far rinascere la persona amata in una nuova consapevolezza, che quest'opera rappresenta anche, tutte le note fondamentali dell'arte romantica. Farlo risorgere dal suo profondo malessere, che giaceva in lui a causa del rapporto conflittuale con suo padre. Astio che lo aveva impregnato di così tanto rancore da renderlo un essere inadatto a coltivare sentimenti.
«L'odio ti rese cieco a tal punto che non riuscisti a vedere oltre l'angusto e chiuso giardino dei tuoi volgari desideri, già così inaridito dalla lussuria.» L'odio corrose quindi la sua natura, e la vendetta verso suo padre fu la massima espressione di questo veleno, e Oscar, non fu che un mezzo per arrivarvi, pagandone più di tutti le conseguenze. Relazione che terminò proprio a causa dell'incapacità di contraccambiare all'amorevolezza, che invece Wilde, profuse senza limiti, affinché il suo compagno potesse redimersi fino in fondo.
Ma Oscar nonostante il loro intreccio d'affetti fosse terminato, indomito, con questa epistola volle anche esortarlo ancora ad essere meglio di un bimbo che ha un giocattolo troppo bello per la sua piccola mente, troppo bello per i suoi occhi e che, alla fine, rompe perché non sa cosa farne. L'autore inglese infatti crede ancora che gli si possa suscitare quella agognata crescita. Ancora nel bene di lui, che invece sempre si era contraddistinto per la completa assenza di controllo delle sue emozioni.
Egli è pervaso infatti da una nuova maturità, la prigionia gli ha permesso di esplorare l'altra parte del giardino, consentendogli di conoscere anche la grandezza dello spirito cristiano più profondo. «Ma è quando avvicina un peccatore che Cristo è più romantico, nel senso che è più genuino.» Perché grazie a questa estrema privazione di libertà, Wilde si raffigura come in una Vita Nuova dantesca. Lui che voleva assaggiare solo i frutti buoni di tutti gli alberi del giardino del mondo, evitando l'altra parte, per le sue ombre, per il suo tenebrore. E questo a ben vedere errando, perché anche l'altra metà del giardino gli riservava pure i suoi segreti, come quello sulla consapevolezza che soltanto la sofferenza sa donare.
«La sofferenza, per quanto ti possa apparire strano, è il nostro modo d'esistere, poiché è l'unico modo a nostra disposizione per diventare consapevoli della vita; il ricordo di quanto abbiamo sofferto nel passato ci è necessario come la garanzia, la testimonianza della nostra identità.»
Il De Profundis è una lettera che nella sua amarezza, nelle sue aspirazioni e nella sua difficoltà a realizzarle, mostra assai chiaramente come Alfred fosse venuto a lui per conoscere il piacere di vivere ed il piacere dell'arte; ma come invece Wilde era destinato ad insegnargli qualcosa di ben più stupendo: il significato del dolore e la sua bellezza.
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