D'Annunzio - La gloria. Tragedia - Treves 1899 (prima edizione senza indicazione di migliaio)
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D'Annunzio - La gloria. Tragedia - Treves 1899 (prima edizione senza indicazione di migliaio)

D'ANNUNZIO GABRIELE.  La gloria. Tragedia. Milano, Fratelli Treves Editori, 1899.

Cm. 18,5, pp. (10) 237 (3). Bella legatura coeva in mezza pelle con titoli su tassello e filetti dorati al dorso; carta marmorizzata a piatti e sguardie. Segnacolo in  seta verde. Trascurabile e naturale patina del tempo limitata alle estremità delle pagine. Esemplare ben conservato stampata su carta pregiata. Tragedia in cinque atti in prosa rappresentata nel 1899 da Eleonora Duse ed Ermete Zacconi (Napoli, Teatro Mercadante, 27 aprile 1899) e pubblicata nello stesso anno. «Vorrebbe essere un'altra glorificazione del Superuomo, ma anche qui, come nella "Gioconda", è semmai la glorificazione della Superfemmina: amplificazione torbida ed enfatica dell'invincibile potere della femmina sull'uomo avvinto come una nuova Ippolita del "Trionfo della morte" e Pantea del "Sogno d'un tramonto d'autunno"; soltanto resa ancor piu' torbida perche' rappresenta il sesso, e insieme la Gloria, il delirante Potere. La tragedia mette in scena un eroe, Ruggero Fiamma, che combatte per la signoria di Roma contro un dominatore gia' vecchio, Cesare Bronte; al quale strappa infine il potere e, splendida amante, la Comnena; ma com'è in costei il suo pungolo e la sua forza, come in lei egli è tutto perduto senza nemmeno la possibilita' di liberarsi uccidendola, così è lei sola insaziabile di voluttà di dominio, pronta a favorire la morte del primo amante quando il suo astro declina, e poi a uccidere ella stessa Ruggero Fiamma e darne il cadavere in pasto alla folla ribelle quando nella medesima situazione egli non sa proporle se non l'amore e l'esilio» (Eurialo De Michelis, Diz. Bompiani, III, p. 681. Non comune e ricercata prima edizione senza indicazione di migliaio. Cfr. Biancardi-Francese, Prime edizioni italiane, p. 152; Gambetti-Vezzosi, Rarità bibliografiche del Novecento italiano, p. 251: “piuttosto ricercato”.

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