La pittura nell'antichità classica: Francois du Jon - De pictura veterum libri tres - Rotterdam 1694
De pictura veterum libri tres, tot in locis emendati, & tam multis accessionibus aucti, ut plane novi possint videri. Roterodami, typis Regneri Leers, 1694.
Pp. (24) 296 (20). Unito a: JUNIUS FRANCISCUS. Catalogus architectorum, mechanicorum, sed praecipuae pictorum, statuariorum, caelatorum, tornatorum, aliorumque artificum, et operum quae fecerunt. Stessi dati tipografici. Pp. (32) 236 (16). Due parti in un volume di cm. 37,5. Magnifica antiporta incisa in rame da Joseph Mulder (1658-1728) su disegno di Adrian Van Der Werff, raffigurante un tempio antico gremito di figure allegoriche della pittura e delle arti. Ritratto a piena pagina dell'Autore. Legatura coeva in piena pelle; dorso a sei nervi con titoli su tassello e ricchi fregi in oro agli scomparti, dentelles dorate e sguardie in bella carta marmorizzata. Tagli spruzzati e segnalibro in seta azzurra. Mancanze alle cuffie e all'ultimo scomparto, alcune spellature ai piatti, fenditure alle cerniere (piatti ben saldi). Lieve alone al margine inferiore (più evidente in alcune carte centrali) e sporadiche fioriture, peraltro nel complesso buon esemplare. Francois du Jon (1591-1677), nativo di Heidelberg, fu tra i pionieri della filologia germanica. Grazie alla frequentazione dell'amico Rubens e della sua ristretta cerchia di frequentazioni, maturò l'idea di scrivere questo monumentale trattato, considerato tra i principali contributi di storia dell'arte classica. Leopoldo Cicognara (Catalogo ragionato dei libri d'arte e d'antichità, nr. 148) lo definì come “il miglior libro che si conosca in questo genere, per cui il Dati sospese di pubblicare ulteriori Vite a quelle che diede alla luce, conoscendo di far cosa inutile, e che altri aveva ben esaurita”. Lo stesso Julius von Schlosser, agli inizi del Novecento, paragonò l'importanza dell'opera di Du Jon a quella di Winckelmann. La seconda parte è una sorta di dizionario degli artisti dell'antichità classica. Seconda edizione, uscita postuma, ma rivista e aumentata dall'Autore. La prima del 1637, uscita in formato piccolo, era priva della seconda parte. Cfr. Iccu (che segnala due tirature del medesimo anno, una con 24 pagine preliminari e una con 32); Graesse, III, 499; Brunet, II, 599-600: “Bonne edition de cet ouvrage estime”.
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